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Tailandia: appunti a matita Bangkok Chiang Mai Koh Samui Sukhothai Ayuthaya


Diario del viaggio: giorno 9 di 24 ( torna all'indice del diario )


19 agosto 2002 lunedì
Chiang Mai trekking.
E' il giorno del grande trekking. Colazione ancora più abbondante del solito in vista delle fatiche e delle possibili privazioni che ci aspettano.
Dopo il trekking, decidiamo di passare un'altra notte al Chiang Mai Plaza. Ci rivolgiamo alla reception e scopriamo che, senza l'intervento di un intermediario (il Mr. Toys che ci aveva agganciato alla stazione), il prezzo della stessa camera è notevolmente più alto (circa il doppio!!!). Proviamo a chiamare Mr. Toys, come lo stesso ci aveva detto di fare in caso di bisogno, e decifrando un inglese molto thai riusciamo a capire che in questo momento non può passare all'hotel e di richiamarlo più tardi.
Lasciamo le valige all'apposito deposito sito dietro la reception e aspettiamo che ci passino a prendere per iniziare il two days trekking. Ci fanno salire a bordo del cassone di un pick-up con gli zainetti luridi e usurati, prestati per l'occasione dall'agenzia "Sunny" dalla quale abbiamo prenotato l'uscita, che sono stracolmi fino all'orlo. Facciamo il giro di mezza città, raccogliamo in tutto una decina di trekkisti, e partiamo in direzione delle fascinose colline del nord.
Dopo un paio di ore di viaggio, facciamo uno stop ad un mercatino per acquistare le ultime provviste.
Il mercato è veramente spartano. Si vende praticamente di tutto, compreso carne e pesci e le condizioni igeniche non sembrano proprio il massimo. La nostra guida ha comprato quanto necessario al sostentamento della truppa da alcuni suoi venditori di fiducia (paura!!!).
A proposito, vi presento i nove componenti della "truppa" dei trekkisti. Ci siamo io (Gigi) e la mia ragazza (Cristina), una donna americana (di Los Angeles) mooolto robusta e la sua giovane figlia (Maya), due ragazze olandesi (una bionda e una bruna) entrambe con piercing a naso e labbra, tre ragazzi inglesi (uno alcolizzato e fumato, uno probabilmente gay ed il terzo di chiare origini orientali).
Al mercato si aggiungono al gruppo e alla prima guida, altri due thailandesi, un ragazzo giovane (Tin) e una ragazza.
Ripartiamo col furgone e dopo un quarto d'ora arriviamo al punto di partenza dell'Elephant Riding.
Ci sistemano a coppie (l'inglese alcolizzato è rimasto da solo e l'americana robusta ha lo stesso di dietro della sfortunata bestia che sta cavalcando) su ogni pachiderma facendoci sedere sull'apposito baldacchino che è legato con una cinghia alla pancia dell'animale. Sulla testa di ogni elefante siede un giovane conduttore thai.
Dopo una decina di minuti i giovani thai che guidano gli elefanti cominciano a fumarsi di tutto e, dopo essere scesi dagli animali, a girovagare a piedi nel fitto della foresta lasciando i nove poveri turistelli da soli in groppa e balia completa degli elefanti (che in verità procedono tranquillamente a memoria tra i sentieri battuti mille volte).
Il tour di circa un'ora è comunque molto bello e si svolge tra foreste maestose e numerosi torrenti con gli elefanti che rivelano una grazia inpensata ed incredibile in ogni movimento che fanno riuscendo a passare in pertugi minimi, scavalcando tronchi caduti ed attraversando fiumi con una maestria e delicatezza indescrivibili.
Finito il giro in elefante, si passa al thai lunch servito in una piccola trattoria locale composto da riso bianco alla thailandese a volontà più ananas e cocomero, il tutto molto buono.
Nel locale incontriamo i due ragazzi milanesi conosciuti sul treno. Anche loro hanno fatto il trekking ed è da due giorni che stanno camminando sotto il diluvio, ma nonostante questo grandissima sfortuna sono rimasti contentissimi dell'esperienza fatta.
Tra l'altro ci raccontano che loro a Chiang Mai hanno pernottato al Rydges, un hotel bello e nuovissimo, che pratica tariffe ridotte per farsi conoscere. La cosa ci fa brodo non avendo noi ancora un albergo dove passare la nostra ultima notte a Chiang Mai. Siccome loro stanno per tornare in città, si offrono gentilmente di prenotare una camera a nostro nome.
Salutiamo i due ragazzi che stanno ripartendo, ovviamente sotto la pioggia battente e ci gustiamo il nostro pranzo.
Poco prima delle 14 partiamo per il trekking vero e proprio (cioè a piedi). Fortunatamente non piove più. Attraversiamo verdissime risaie e terrazzamenti vari, ruscelli e torrenti su ponticini traballanti, percorriamo sentieri nella foresta e salite mozzafiato e stracciagambe. Ne avremo per due ore e mezza, quasi sempre in salita e tra una vegetazione fittissima ed entusiasmante.
Dopo un'ora e mezza arriviamo ad una bella cascata, ricca d'acqua, dove approfittiamo del bagno per toglierci di dosso parecchia lordura (derivata dalle sudate e dalla fanghiglia dei sentieri) e per prenderne dell'altra (più fresca) visto che il fiume non era proprio molto limpido. Comunque il bagno è molto rigenerante e lavarsi sotto il getto di una cascata è un'esperienza sicuramente da provare.
Ripartiamo e facciamo una tirata di mezz'ora in continua salita e la frescura derivata dal bagnetto sparisce in due minuti.
Alle 16:30 arriviamo finalmente al villaggio Karen dove ci mostrano la nostra camera per la notte (una capanna a palafitta in comune per tutti nove), la cucina (un'altra capanna li vicino) ed il bagno (un capannino!).
Siamo arrivati appena in tempo per evitare guai peggiori. Pochi minuti dopo che abbiamo posato i nostri zaini nella camera da letto, si scatena un autentico diluvio tropicale di una intensità mostruosa.
Le nostre guide ci preparano la cena mentre una donna Karen del villagio ci mostra i prodotti da lei confezionati artigianalmente. Noi prendiamo due collanine per 40 bath.
I tre inglesi alcolizzati danno l'attacco al frigo (alimentato da un generatore a benzina) del nostro capanno facendo piazza pulita delle birre che contengono, poi dai loro zaini spuntano bottigliette di vodka e wiskhy. Anche le due Holland si danno da fare con gli alcolici e presto il tavolo e semicoperto di bottiglie e lattine vuote.
Io e la Cry (incredibilmente) ci facciamo solo una bottigliona di birra per accompagnare delle patatini fritte che ci mangiamo in attesa della cena pagando 90 bath mentre la mattina dopo una delle due ragazze olandesi da sola ha pagato per il bere ben 930 bath!!!
La cena, sarà per la fame o la fatica, è ottima e davvero abbondantissima. Si tratta del solito riso, tagliolini con germogli di soia, zuppa di patate, pollo fumante e alla fine frutta fresca a volontà. Il tutto servito a lume di candela (perchè la luce elettrica non c'è) mentre piove a dirotto.
Dopo cena siamo restati in sala da pranzo (il porticato della capanna) a fare quattro chiacchere e siccome tutti parlavano inglese fitto fitto, anzi fittissimo, noi stavamo quasi sempre zitti ad ascoltare il bla-bla degli altri capendo due, tre parole ogni dieci dette.
Poi andiamo a dormire distrutti dalla fatica: l'orologio segna le 21 e 15 !!!
Durante la notte il canto dei vari galli è una piacevole compagnia che spero di non avere per i prossimi 100 anni.
( continua a leggere il diario del viaggio )
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